I SENTIERI DELL’UMBRIA A CAVALLO: UN’UMBRIA INSOLITA SI E’ MOSTRATA IN TUTTA LA SUA BELLEZZA AI PARTECIPANTI AL TOUR, CHE ENTRA A PIENO TITOLO NELL’OFFERTA TURISTCA REGIONALE

Antichi tratturi rimessi a nuovo, immersi nel verde più intenso dell’Umbria. Percorsi che affiancano i fiumi di montagna, fino a intrecciarsi con essi e che si aprono su ampi pianori, dove lo sguardo spazia sulle vette vicine come su quelle più lontane. Per chiudere, poi, con la magnifica immagine di Castelluccio, che seppur ferito, resta ancora un luogo pieno di suggestione e di fascino.

Un’Umbria insolita, dunque, si è mostrata in tutta la sua ricchezza ai giornalisti italiani e stranieri ospiti dell’educational che si è svolto dal 27 giugno al 2 luglio, con partenza da Assisi e arrivo a Castelluccio.

Un’Umbria in cui la natura -appena doma dalle mani dell’uomo- la fa senza dubbio da padrona.

I partecipanti -in tutto sette, quattro italiani e tre stranieri- hanno, così, potuto ammirare una bellezza meno nota, lontana dalle solite mete, ma altrettanto se non più, capace di ammaliare.

Dalla città del poverello, attraverso Spello e le colline ricche di ulivi che lambiscono Foligno, il percorso si è inerpicato fino a Pale, che prende il nome dalla dea dell’antica Roma, protettrice degli agricoltori e degli allevatori. Qui fa bella mostra di se, da secoli, il santuario terapeutico di Santa Maria Giacobbe, addossato alle rocce con cui si confonde, ricco di simbolismi e di spiritualità.

Un altro santuario cosiddetto terapeutico è anche quello della Madonna delle Grazie di Rasiglia, dove l’acqua è l’elemento preponderante, quasi che il paese viva in simbiosi con lo scorrere del Menotre.

Più in su, verso Sellano, il Castello di Montesanto, che svetta sulla valle del Vigi. Si racconta che da Montesanto, Sellano e Cerreto provenissero “i cerretani”, vagabondi e truffaldini venditori di reliquie e rimedi miracolosi, che nel tardo medioevo vagavano per contrade italiane ed europee e da cui deriva il termine “ciarlatano”, corruzione appunto di cerretano.

Il sentiero incrocia, dunque, il Nera, fiume che dà il nome a tutta la Valle. Si sale dai 724 metri di Saccovescio ai 1127 dei Casali dell’Acquaro, sui pendii del Monte Moricone, tra pianori erbosi da cui si possono ammirare tutte le vette dell’Umbria, attraverso la Val di Canatra, il Pian Perduto -che deve il suo nome a una battaglia che vi si svolse nel 1522, evidentemente con esito non fortunato- fino al Pian Grande e a Castelluccio, a 1452 metri di altezza.

160 km circa da percorrere a cavallo, ma anche a piedi o in mountain bike, con lentezza e la voglia di immergersi in tutta l’autenticità di un territorio.

Un modo diverso di vivere l’Umbria, che dopo questa esperienza sarà da subito disponibile per tutti gli appassionati di un turismo slow, grazie alla collaborazione tra il Salone del Turismo Rurale (Umbria Fiere, 6/8 ottobre), la Regione dell’Umbria e il Club Ippico Malvarina.

“Questa tipologia di turismo -ha spiegato Marco Citerbo, organizzatore dell’educational e del Salone- è sempre più richiesta sui mercati sia italiani che internazionali, attenti all’ambiente e ad un’esperienza lenta, preferibilmente da vivere in mezzo alla natura. Sarà, peraltro questo uno dei temi del prossimo Salone del Turismo Rurale, dove peraltro -ha concluso Citerbo- saranno presenti anche i giornalisti ospiti di questo educational proprio per raccontare la loro esperienza al pubblico e agli operatori.

Le foto sono di Alessio Visoni, Marina Cioccoloni, Cristiano Marzolesi, Maria Luisa Lucchesi